“SENZA RADICI – Noi migranti in una terra chiamata Italia”
Testimonianze di cruda realtà, lontane e distanti dalla strumentalizzazione politica. Un film toccante e utile
Pietro Bartolo “Il progetto del film diretto da Teo De Luigi è molto ambizioso, perché finalmente si riporta il dialogo sul tema dei migranti ascoltandoli come narratori di realtà”
Interviste a cura di Alfredo Comito LiberaRete – Libera.tv
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Finale Ligure (SV) – È sulla spiaggia di Finale Ligure battuta dall’ultima mareggiata che incontro il registra e autore Teo De Luigi. Qualcuno prova a serfare, mentre il vento spinge nuove onde sulla riva. Sin dai tempi della sua lunga collaborazione con Sergio Zavoli, Teo De Luigi ha spinto la sua attenzione sull’uomo, sulle sue contraddizioni, inquietudini, sulle realtà nascoste, dalle tradizioni popolari ai conflitti sociali, storie che insieme fanno la storia come canta De Gregori, ma che in una società sempre più disarticolata e competitiva, vengono ignorate o, peggio ancora, deformate.
In un Paese, l’Italia, sommerso dai problemi, la narrazione della immigrazione è stata molto usata in politica generando conflitti e timori che andrebbero, invece, indirizzati su ben altre questioni.
‘Ndragheta, Cosa Nostra, Camorra, oltre 100 miliardi all’anno di illeciti che vengono reinvestiti nella economia reale del Paese, con la complicità di imprenditori, istituzioni e professionisti, così come dimostra l’ultima inchiesta del magistrato Gratteri che ha portato all’arresto di oltre 300 persone. Un colpo che richiama quello messo a segno da Falcone e Borsellino negli anni ’80.
Il debito pubblico, la più alta evasione fiscale d’Europa, la perdita di quasi tutte le aree produttive strategiche, da quella energetica a quella manifatturiera, e il disastro del ex ILVA sullo sfondo, il dissesto ambientale di ampie zone d’Italia, il crollo dei ponti delle autostrade e dei tetti delle scuole pubbliche, la carenza di medici, la diffusa povertà sociale e il precariato dilagante nel lavoro, l’assenza di una visione e di una progettazione reale per il futuro, sono e dovrebbero essere le priorità di qualunque Governo e di tutta la classe politica, ma il tema che ha dominato con insistenza gli ultimi anni è stata l’immigrazione. Una guerra di numeri, dichiarazioni, atti e decreti che hanno focalizzato l’attenzione dei cittadini su un problema, sì reale, ma di umanità.
Perché è questo che torna in mente guardando il film di Teo. È un problema di umanità e di informazione quello che sta attorno agli immigrati, lo stesso che ci viene raccontato dai documentari in bianco e nero sui milioni di emigrati italiani nelle Americhe o nel nord Europa.
Il film di Franco Busati, Pane e Cioccolata del 1974, con Nino Manfredi, raccontava la nostra sofferenza e colpiva i nostri cuori, gli stessi che oggi paiono incapaci di comprendere il dramma di chi fugge per migliaia di chilometri dalla guerra, dalla dittatura, dalla fame e dalla ingiustizia sociale.
“Ci sono film dedicati all’immagine, e ci sono film di parola. Quello che possiamo fare noi documentaristi è raccontare” mi dice Teo alla fine della nostra passeggiata.
Alfredo Comito
Libera.tv
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