GRECIA: Le reti sociali in piazza
La voce di DeLiberiamo Roma
Immagini, interviste e testo di Anna Maria Bruni
Qual è la connessione tra le vertenze locali e la battaglia che il governo greco sta conducendo contro l’Europa della finanza? La risposta era già nella parola d’ordine lanciata a Genova 2001 durante il G8: “Pensare globale agire locale”. Rilanciata dai molti forum sociali mondiali che si sono succeduti negli anni, è divenuta una pratica testimoniata dalle tante realtà territoriali presenti oggi alla manifestazione in solidarietà con la Grecia che si è svolta a Roma.
Una miriade di vertenze e pratiche nel segno di una volontà di partecipazione attiva, unica arma per sottrarre la politica alla sudditanza dei diktat della finanza, che si traduce in una incessante microconflittualità e insieme in una quotidiana concretizzazione di quello che ancora Genova chiamava “un altro mondo possibile”.
Una costante tessitura, ben rappresentata anche dalla rete Blockupy presente in massa, mobilitata da tempo per “costruire dal basso alternative alle politiche neoliberali", e intenzionata a boicottare l’inaugurazione della nuova sede della BCE a Francoforte prevista per il 18 marzo prossimo, 1,2 miliardi di euro, uno schiaffo in faccia alla povertà e in questo caso, come ha denunciato lo studente durante il corteo, alla spoliazione del diritto all’istruzione, dall’infanzia all’università.
La stessa tessitura che la rete sociale De-liberiamo Roma, della quale abbiamo sentito alcuni promotori, ha tradotto anche in delibere d’iniziativa popolare. Acqua, scuola, patrimonio e finanza pubblica: quattro linee direttrici per un altro modello di città, attraverso strumenti istituzionali che portano il segno della volontà di saturare tutti gli spazi di democrazia, mettendo alla prova la reale volontà democratica del Comune di Roma nell’intraprendere la stessa inversione di rotta che Tsipras vuole per la Grecia, e che sta portando in Europa.
Taglio del debito, rinegoziazione, nuovi finanziamenti per supportare una politica pubblica e metterla in grado di investire nel lavoro, nei servizi, nel sostegno alla casa, alla salute e all’istruzione, sono i temi che riguardano i governi centrali tanto quanto quelli locali. O meglio i governi la cui stella polare è la qualità della vita del proprio popolo. E qui è il vero punto di caduta della battaglia di Tsipras. E si chiama, appunto, democrazia.
La progressiva disabitudine a incidere nella politica di governo, ma addirittura nel parlamento, (tanto che, per citare un esempio rilevato nell’intervista, la legge d’iniziativa popolare per “Una buona scuola” giace da dieci anni in un cassetto senza essere stata nemmeno discussa in Commissione) fa sembrare straordinaria l’impresa del governo greco, ma quella è la normalità di una vera democrazia.
Questa è la vera posta in gioco dietro un debito impossibile da ripagare ma utile per soggiogare i popoli, ed è questo l’unico minimo comune denominatore dell’unità contro i governi locali e nazionali al servizio della finanza.
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