“La Francia dimostra che si può contrastare il Jobs Act”
CUB, SI COBAS, USI AIT e SGB denunziano la resa dei sindacati confederali davanti allo smantellamento dell’art. 18 e alla riforma del lavoro in Italia. Iniziativa a Milano
Interviste a cura di Alfredo Comito LiberaRete – Libera.tv Lombardia
MILANO – CUB, S.I. COBAS, USI AIT e SGB hanno manifestato lungo le vie di Milano a sostegno della lotta dei lavoratori francesi contro la riforma del lavoro, equivalente del Jobs Act prodotta dal governo Renzi in Italia.
Per quanto i contratti precari siano ormai diffusi in Europa, la Francia ha conosciuto solo recentemente la stessa politica sul lavoro già applicata in Italia e che risponde alla grottesca logica della eliminazione dei diritti dei lavoratori per la crescita della occupazione.
Non si comprende bene cosa c’entri la libertà del patronato di licenziare singolarmente ogni lavoratore senza che questi abbia commesso qualcosa, con l’aumento delle assunzioni.
Come ripete qualcuno in televisione da qualche giorno, “è il mercato bellezza”, e il mercato non prevede una crescita della occupazione, semmai una progressiva riduzione, almeno nei Paesi a capitalismo avanzato.
A meno che la brillante logica delle assunzioni stia nel licenziare e riassumere gli stessi lavoratori a condizioni legali ed economiche migliori per il patronato e poi parlare di crescita della occupazione coma fa il Presidente del Consiglio italiano.
Di fatto, gli studenti e i lavoratori francesi non si sono fatti imbrigliare da queste contorsioni celebrali e hanno compreso che in gioco sono i loro diritti basilari, il frutto di ciò che una volta era considerato progresso sociale.
I sindacati di base italiani rivendicano di aver indetto più scioperi nazionali contro la riforma dell’art. 18 e contro il Jobs Act, ma denunziano l’oscuramento dei mass media e l’accordo sulla Rappresentanza che CGIL, CISL e UIL hanno sottoscritto col patronato per garantire la pace sociale e per escludere gli altri sindacati dalle elezioni aziendali.
Di certo in Italia non si è prodotto alcun conflitto significante contro le riforme adottate in questi anni, dalle pensioni ridotte ad una miseria, al lavoro ridotto alla precarietà anche per chi ottiene il famigerato contratto a “tutele crescenti” di Renzi.
Se chi ha chiamato alla mobilitazione è stato oscurato, è altrettanto vero che il Paese nel suo complesso è rimasto a guardare, inerme davanti allo scippo dei propri diritti.
“Non vogliamo fare la fine degli italiani” ha dichiarato un manifestante ai microfoni di un giornalista italiano. Il governo francese, pur in difficoltà, ha dichiarato che non si fermerà.
Qualunque sarà l’esito, i lavoratori francesi ci stanno provando.
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