KURDISTAN: Il Combattente – il racconto dell’italiano arruolatosi nell’Ypg per liberare Kobane
“Il Combattente” Karim Franceschi contro l’Isis con l’Ypg
Una testimonianza interessante ma il libro ha tanti limiti
di Pietro Venier
“Il Combattente”, edito da Bur nella collana Futuropassato, è un libro che racconta le esperienze dell’unico italiano andato a combattere nella milizia popolare curda dell’Ypg a Kobane per liberarla dall’occupazione dell’autoproclamato stato islamico, Karim Franceschi.
Karim,di madre marocchina e padre italiano (partigiano, idolo ed eroe del figlio, morto quando Karim era ancora un ragazzo) proviene dai centri sociali di Senigallia, è comunista e lo abbiamo visto recentemente al Festival del Cinema di Venezia a presentare il documentario “Our War” di cui è uno dei protagonisti, che parla sempre della guerra in Siria ed è diretto da Bruno Chiaravallotti, Claudio Jampaglia e Benedetta Argentieri (qui il link al sito del film www.ourwar.net )
Il libro ci racconta come Karim, dopo aver partecipato al progetto Rojava Calling, che si proponeva di portare aiuti alimentari e di altri generi ai combattenti curdi, ed aver quindi visto dal vivo, anche se da lontano, almeno uno scorcio della guerra in atto, abbia deciso di prenderne parte. Vengono poi raccontate tutte le esperienze di Karim: il passaggio del confine tra Siria e Turchia, l’addestramento, la prima linea, la liberazione di Kobane e tante altre ancora. Una testimonianza di un’esperienza che ha dell’incredibile in molti aspetti, primo fra tutti sicuramente il coraggio di quest’uomo capace di abbandonare la propria casa e di mettere a rischio la propria vita per un ideale. È un libro che ci racconta per esperienza diretta come sono andate le cose a Kobane, come funziona l’Ypg e da chi è composto e che ci parla dei foreign fighters meno conosciuti, quelli dell’altra sponda. Una lettura che racconta la guerra in modo talvolta anche abbastanza crudo, con le sue difficoltà fisiche e psicologiche e descrive una Kobane ormai ridotta ad un cumulo di macerie, una città ormai morente ma che è ancora piena di orgoglio, così come i suoi abitanti.
Sicuramente non stiamo parlando di un capolavoro letterario: le frasi sono brevi ed il linguaggio è semplice e ricco di turpiloqui ma non è certo questo il punto su cui si sono concentrati Franceschi e Fabio Tonacci, l’altro autore del libro, un giornalista de “la Reppublica” che è stato fondamentale per aiutare Karim a mettere su carta ciò che ha vissuto. Il linguaggio semplice e diretto serve anzi a renderlo accessibile al più vasto pubblico possibile per cercare di veicolare al meglio il messaggio racchiuso all’interno del libro, Franceschi vuole continuare ad aiutare la causa curda il più possibile anche se non ha più un fucile in mano ed il fatto che una parte dei proventi del libro vengano destinati alla ricostruzione di Kobane lo dimostra.
La pecca però sta proprio qua, nel messaggio, sempre se si è disposti a far passare per veritieri alcuni passaggi del libro che sembrano stati copiati pari pari da qualche film di guerra hollywoodiano di seconda o terza categoria e che fanno quantomeno storcere il naso. Manca una riflessione su perchè “Il Combattente” sia andato a combattere con le truppe curde, manca una riflessione sulle cause di questa guerra e sugli ideali, se mai ce ne fossero, di una fazione e dell’altra, manca una spiegazione dei motivi alla base del movimento curdo. Tutto questo manca o, se è presente, è trattato in maniera molto superficiale. Ci si limita alla frasetta di circostanza, a dire che supportare e combattere dalla parte dell’ Ypg è giusto perchè sono spinti da grandi ideali, perchè stanno combattendo per liberare la loro terra e perchè il tentativo di costruire un Kurdistan libero e democratico è sacrosanto e va incoraggiato, tutte cose condivisibilissime ma non affrontate con la giusta profondità, prese alla leggera, non spiegate. Ed in un libro che si propone come primo intento quello di supportare questa causa questa è una forte carenza.
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