NON UNA DI MENO : Abbiamo un piano – Manifestazione femminista contro la violenza di genere
ABBIAMO UN PIANO : TRAVOLGERE IL POTERE PATRIARCALE
Un percorso partecipato verso la manifestazione del 25 novembre
di Anna Maria Bruni
Una notizia fatta di notizie. Ne avete mai sentita una? No, infatti questa è la notizia. E delle tante che contiene. Comincio da due fondamentali: il recupero del “personale è politico”, e quello dell’elaborazione condivisa. Quella trasversale, capace di mettere in relazione, di connettere, come si usa dire oggi pensando che sia solo web. E invece è il pensiero della differenza che torna in pista e come una valanga ha tutte le intenzioni di travolgere il sistema di potere patriarcale che ancora soffoca la libertà delle donne – e perciò di tutti.
E sì, perché questa è la chiave di lettura che ha fatto da filo rosso alla scrittura del “Piano nazionale contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere”: la violenza sulle donne non è uno “scandalo sessuale”, né “una questione privata”, e ancor meno “una questione che riguarda le donne”. No. Questa volta no.
Senza neanche la lente di ingrandimento, perché la violenza è ormai una macigno gigantesco sulla vita di tutti per non vedere, a meno di non voltare la testa dall’altra parte. Un macigno che nella sua discesa ha travolto tutti gli aspetti della nostra vita. Cominciamo dal lavoro: il 12,5% dei disoccupati è donna, il 44% degli inoccupati è donna, 1.450.mila sono le donne sessualmente ricattate sul lavoro.
Numeri che si traducono con la parola “precarietà”, che si traduce con “mancanza di servizi” – asili nido, scuole, case, trasporti, salute – solo il 65 % degli ospedali garantisce il diritto all’aborto – eppure si traduce in impossibilità di avere figli, eppure si traduce con “familizzazione” della società, e se non è chiaro il termine direi donna-welfare, che si traduce con negazione di autonomia e autodeterminazione.
Ho cominciato parlando del lavoro, e a caduta sono venute fuori tutte le questioni brucianti interconnesse ad esso e fra di loro. Ed era ora che tornasse alla luce questo tesoro rimasto sepolto troppo a lungo: la capacità di mettere in relazione tutti gli aspetti della nostra vita, e restituire loro il valore politico che hanno, sottraendoli all’ambito personale e privato. Pur partendo da sé. Ecco la molla imprescindibile per una lettura della realtà che permetta un’altra connessione: quella delle prassi con l’elaborazione teorica, nuovamente restituita alla trasformazione attraverso nuove prassi.
Da qui la precisazione più volte ribadita nel corso della presentazione: il Piano non è una nuova Bibbia ma un work in progress, che viene restituito alle donne perché nuove pratiche e nuove elaborazioni possano arricchirlo e trasformarlo. Modalità imprescindibile nella sostanza e nel contenuto, in quanto il documento non è un cahier de doleance, ma al contrario una mappa sulla quale sono tracciati e messi in relazione desideri e bisogni da realizzare per restituirci a vite felici e piene: per dirne solo alcuni, riappropriarci della ricchezza che produciamo, salario minimo europeo, rifinanziamento e ridefinizione dei servizi, nuove pratiche di solidarietà e autotutela tra donne comprese le donne migranti, contro tutte le barriere che sono prima di tutto muri che limitano le libertà di tutt*, per ridefinire le nostre relazioni sbaragliando schemi e modelli imposti attraverso l’accoglienza della complessità.
Questo il percorso che Non Una Di Meno ha fatto attraverso una miriade di assemblee locali, tradotte poi in 7 incontri nazionali, dopo la grande manifestazione del 26 novembre di un anno fa e lo sciopero globale delle donne #lottomarzo scorso, che ha coinvolto 60 paesi in tutto il mondo. Per questo alla vigilia del prossimo 25 novembre la chiamata è stata tradotta in non so più quante lingue: tolte le più comuni come l’inglese, il francese, il tedesco, lo spagnolo, l’appello gira in portoghese, in sloveno, in russo, in arabo, in hindi… e l’elenco potrebbe continuare.
In testa però, il linguaggio della complessità – superando perciò il sistema binario dentro il quale l’italiano ci costringe – attraverso il quale la scelta del luogo della presentazione del Piano ieri è caduta sulla Casa Internazionale delle Donne, onorando il linguaggio intergenerazionale. Un luogo storico, magico, “differente”, perché i tanti servizi che offre sono il frutto dell’elaborazione del sapere delle donne, frutto di pratiche femministe. Pensiero altro, pensiero della differenza. Un luogo dove è possibile incontrarsi, confrontarsi, elaborare nuove idee e nuove pratiche, ma dove anche è possibile essere ospitati, mangiare insieme, seguire eventi artistici, o addirittura elaborarli.
Un luogo che il Comune di Roma ha sostanzialmente messo sotto sfratto – pena il pagamento di un arretrato insostenibile. Dopo la reazione compatta dei giorni scorsi c’è stata un’apertura, che si è tradotta in un incontro ai primi di dicembre, a fronte del dichiarato riconoscimento del valore della Casa. Ma come è stato detto, alle parole devono seguire i fatti, e di sicuro questo varrà per tutte le donne presenti ieri e oltre, pronte ad impedire qualsiasi azione ritorsiva, forti della certezza che #lacasasiamotutte, #nonunadimeno.
E “saremo instancabili”, come è stato detto in chiusura. La prova? Il 26 mattina appuntamento alle 10 per la prossima assemblea nazionale. Nuovi tavoli di lavoro, pausa pranzo e elaborazione collettiva nel primo pomeriggio. Appuntamento alla facoltà di Psicologia, via dei Marsi 78, S. Lorenzo.
Se non è chiaro, è il giorno dopo la manifestazione nazionale. Tradotto in spagnolo: Hasta la victoria, siempre.
L’Appuntamento per la manifestazione nazionale è sabato 25 novembre h 14 piazza della Repubblica (piazza Esedra), Roma
Il Piano è scaricabile al seguente link:
https://drive.google.com/file/d/1r_YsRopDAqxCCvyKd4icBqbMhHVNEcNI/view
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