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Gli 80 anni di Antonio Cuffaro – Presidente PdCI

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Gli 80 anni di Antonio Cuffaro

Il presidente del PdCI ricorda alcuni episodi della sua lunga storia politica.


La Federazione di Trieste del PdCI ha organizzato una festa per gli 80 anni di Antonino Cuffaro. Alla casa del popolo Palmiro Togliatti di Borgo San Sergio si sono ritrovati in tanti per festeggiare lo storico dirigente comunista. Tra loro il sindaco di Trieste Roberto Cosolini e la scienziata Margherita Hack. Momenti di commozione, molti discorsi e poi a concludere l’intervento del Presidente del PdCI che ha raccontato alcuni episodi della sua intensa vita politica.


L’intervento di Bruna Zorzini a nome della Federazione di Trieste del PdCI

Un caloroso benvenuto a tutti voi che avete voluto unirsi a noi in questa importante giornata di festa! Alle compagne e compagni del nostro partito ed alle compagne e compagni di un tempo (e ce ne sono tanti!) un ringraziamento per la loro presenza ed un saluto particolare, ma innanzi tutto un caloroso augurio ed affettuoso abbraccio al  nostro Presidente nazionale Antonino Cuffaro, che oggi compie ottant’anni, ed alla sua grande e meravigliosa famiglia!! Un abbraccio speciale a Franca a cui auguriamo una pronta guarigione!
Siamo felici ed emozionati che oggi possa festeggiare questo importante traguardo fra di noi, in questa Casa del Popolo che lo ha visto tante volte accendersi nei dibattiti e discussioni politiche! Noi, Comunisti triestini , siamo particolarmente orgogliosi di stringerci attorno a lui in questa nostra città, dove è approdato per amore negli anni cinquanta.
Se penso alla lunga militanza di Nino, ricordi privati e pubblici si rincorrono nella mia mente.  Ancora negli anni cinquanta, appunto,  incontrando Franca –  poi sua moglie e compagna della sua vita -si trasferisce dalla sua Sicilia a Trieste, dove frequenta ‘Università ed entra da ingegnere nei cantieri navali. In quell’ambiente non fa mistero della sua fede comunista e si schiera immediatamente a fianco delle lotte dei lavoratori. Mi ricordo in particolare una testimonianza di Sergio Bravin, un compagno che non è più fra noi e che è ha speso per anni tutto il suo tempo libero per costruire la Casa del Popolo in cui oggi ci troviamo: fra i cantierini si era sparsa la voce che era stato assunto un nuovo giovane ingegnere, Sergio distribuiva l’Unità, si fece coraggio e gliela offerse, con suo stupore se la vide accettare con entusiasmo!
Incominciò così il lavoro e l’impegno politico di Nino al C.R.D.A dove, presto verrà licenziato a seguito di uno sciopero. La dirigenza dei Cantieri viene condannata per comportamento antisindacale ma, mancando lo Statuto dei diritti dei Lavoratori, non è costretta a riassumerlo. Dopo varie peripezie Nino assume una cattedra presso l’Iti Volta, impegnandosi anche in attività professionali.
Il compagno Cuffaro che, iscrittosi giovanissimo al Pci, aveva già tenuto i suoi primi comizi in Sicilia nella campagna elettorale del 1948, nel 1962 diviene consigliere comunale a Trieste dove resta fino al 1972. Nel 1967 diventa segretario della Federazione Autonoma Triestina del Pci, nonché consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia. Di quegli anni mi ricordo, come da studentessa delle superiori, fummo condotti ad assistere ad una seduta del Consiglio che allora si svolgevano nel Palazzo municipale a Trieste, così potei seguire un dibattito sulla situazione cantieristica in cui Nino mi colpì per la preparazione e la tenacia con cui interveniva in difesa di un settore così importante dell’economia regionale! Appartenente ad una famiglia comunista, parteggiavo spassionatamente per lui!
Pochi anni anni più tardi, da iscritta al Pci, ho memoria di come festeggiammo nella sede di via Capitolina gli ottant’anni di Domenico Cuffaro, il padre di Nino, che era stato uno dei fondatori del Partito comunista d’Italia. Aveva guidato il movimento dei contadini e minatori siciliani ed era stato dirigente della CGIL nella provincia di Agrigento dove più volte era stato minacciato dalla mafia. Dopo un momento conviviale ci furono i discorsi di circostanza e sul palco salirono tutti i componenti della famiglia, il padre e la madre di Nino, Franca e le quattro bambine in scala. Tutti noi applaudemmo  e gridammo: per Domenico Cuffaro Ipp ipp urra!! Lui rispose per il Partito Comunista Italiano Ipp ipp urra!! Guardano ora Nino, vedo quanto assomigli a suo padre!!
Ma facendo ancora un po’ di cronistoria; nel 1969 il compagno Cuffaro entra nel Comitato centrale del Pci dove resta fino al suo scioglimento. Nel 1972 è segretario regionale del Friuli Venezia Giulia quando si discute anche del problema dei confini con la Jugoslavia che preluderanno alla firma, nel 1975, del trattato di Osimo ed intesse fruttuosi rapporti con gli esponenti dei vertici della vicina Repubblica Federativa. Nel 1976 segue, su incarico di Berlinguer, la ricostruzione post terremoto in Friuli. Sempre nel 1976 viene eletto alla Camera dei Deputati: vi resterà fino al 1987 occupando incarichi di rilievo nelle commissioni trasporti e cultura; presiede in quegli anni il dipartimento ricerca scientifica del Pci. L’Area di ricerca, il Sincrotrone e tutte le istituzioni scientifiche cittadine ebbero a beneficiare degli interventi di Nino Cuffaro a livello parlamentare, che fu fautore materiale di alcune di queste. Da sempre Nino si adoperò comunque per la rinascita della cantieristica regionale e per lo sviluppo industriale ed economico della nostra città.
Ed ora arriviamo al periodo in cui si arrivò al Congresso che sancì lo scioglimento del Pci. Tanti dei presenti ed io stessa, seguimmo Nino  nella determinazione di non entrare del Pds e fondammo Rifondazione Comunista. Nel 1993 Antonino Cuffaro è candidato alla segreteria del Partito invece a Fausto Bertinotti. Mi assumo la responsabilità di dire che di sicuro il percorso che i Comunisti italiani intrapresero da allora ad oggi sarebbe stato molto meno travagliato e foriero di divisioni come lo è stato, se a guidarli ci fosse stato un compagno dalla coerenza e dirittura morale come il compagno Cuffaro!
Nel 1994 il compagno Cuffaro viene eletto senatore e diviene coordinatore della segreteria nazionale.
Nel 1998 ci troviamo quindi a fondare il Partito dei Comunisti italiani, in contrasto con la linea di Bertinotti che va dissociandosi dal centrosinistra, preparando il voto contrario al governo Prodi.
Di seguito, il compagno Nino viene nominato sottosegretario alla ricerca scientifica nel governo D’ Alema, incarico che manterrà anche con il successivo governo Amato durante il quale saranno notevolmente ampliate le sue deleghe. Durante l’incarico di governo promuove il coordinamento, la programmazione e la valutazione della ricerca scientifica nazionale contribuendo a far innalzare la percentuale di pil destinata alla ricerca. Con lui viene varato il primo programma nazionale della ricerca e sono avviati importanti provvedimenti per la ricerca di base e industriale nonché per il reclutamento, dopo 18 anni di blocco, di numerosi ricercatori tramite concorso e il ritorno in Italia di scienziati che avevano dovuto emigrare all’estero.
Risale anche a questi anni una spedizione in Antartide alla quale lo stesso indomito Nino partecipa.
Diventa poi, sino all’ aprile 2007, Segretario del Comitato Regionale del P.d.C.I. del Friuli-Venezia Giulia oltre che responsabile nazionale del dipartimento università e ricerca scientifica.
Di quegli anni ricordo, con gratitudine, il  prezioso ed insostituibile aiuto che fornì a me, consigliera regionale, nella gran parte del corso del mio mandato. Le sue competenze e la sua autorevolezza lo resero un interlocutore rispettato e seguito delle riunioni di maggioranza,nella formulazione delle proposte di legge, nei dibattiti sulla politica regionale in genere e nelle iniziative pubbliche che come partito mettemmo in campo.
Ma il Partito aveva bisogno della sua esperienza e delle sue capacità di mediazione a livello nazionale così al IV° Congresso Nazionale è stato eletto all’ unanimità Presidente del P.d.C.I.
E qua mi fermo, e mi scuso con Nino se ho citato solo alcuni dei suoi meriti ed interventi che hanno caratterizzato la sua lunga militanza politica ed istituzionale, ma altri, che aspettano di intervenire nel corso di questa serata, mi integreranno di sicuro!
Io a questo punto, anche in qualità di segretaria provinciale dei Comunisti italiani e sloveni, voglio solo ringraziare Nino per tutto quello che ha fatto per la nostra città e per tenere alti gli ideali che ci accomunano e riformulare l’augurio sincero di tutti noi per questa sua importante ricorrenza che, voglio ribadirlo -e non se lo scordi – è solo una tappa di un percorso ancora lungo in cui tutti noi vorremo averlo come compagno di viaggio attraverso le battaglie e le sfide che al momento attuale i Comunisti devono sostenere.
In questo senso mi permetta di consegnare, a nome delle compagne e compagni del Partito di Trieste, in segno di riconoscenza, un piccolo ricordo.


Il messaggio di Oliviero Diliberto

Segretario del PdCI

 

Carissimo Nino,
carissimi compagne e compagni,

come sapete, solo la malattia di mia moglie – peraltro ormai in via di guarigione, per fortuna – mi impedisce di essere lì con voi a festeggiare un avvenimento, una ricorrenza così importante per tutti noi: i “doppi 40 anni” di Nino Cuffaro.

Di Nino, del nostro Presidente, ho un primissimo e nitido ricordo un giorno cupo della fine del gennaio del 1991. Eravamo a Rimini, al congresso di scioglimento del Pci. In una saletta disadorna, un drappello di una novantina di delegati era riunito per dare un annuncio che avrebbe cambiato l’esistenza di tutti noi: una parte dei comunisti lì convenuti avrebbe dato vita ad una nuova formazione politica, un nuovo Partito comunista. Non ci arrendevamo, insomma, alla fine della presenza autonoma di una forza comunista nel nostro Paese.
Nino era lì, insieme a noi. Lui già noto ed importante dirigente comunista, già parlamentare, membro del Cc del Pci, responsabile nazionale della ricerca scientifica del Partito, ma soprattutto – ai miei occhi di (allora!) giovane sconosciuto militante comunista – allievo (così era presentato nella leggenda della nascita del nuovo Partito comunista, anche se non era del tutto vero, come spesso accade nelle leggende) – del leggendario (in questo caso, espressione assolutamente esatta) Vittorio Vidali, l’uomo – ancora una volta, ai miei occhi di allora – dell’Internazionale comunista, emissario diretto di Stalin, cosmopolita: il prototipo, quindi, del “rivoluzionario di professione”.
Nino era lì, dunque. E non ci conoscevamo ancora.
Poi, dalla nascita – travagliatissima, come chi c’era ben ricorda – del Prc, abbiamo iniziato, come dire?, ad “annusarci”, a riconoscerci, a salutarci: con il tempo, anche a volerci bene.
Stima e rispetto, certo, ma anche affetto ed amicizia sincera.
Vedi Nino, Cossutta cercava di insegnarmi allora (senza riuscirci…) che la politica doveva evitare come il fuoco i rapporti personali e gli affetti tra i compagni: perché l’amicizia può essere una cattiva consigliera.
Compagni, dunque, ma mai amici.
Io, lo confesso ormai dopo tanti decenni, non ci sono mai riuscito, in questa operazione di “rimozione degli affetti”, come se gli uomini e le donne fossero come privi di sentimenti, e di passioni, e di simpatie o antipatie.
Ed infatti, con il tempo, noi siamo diventati amici. Ed amici veri.
La politica riserva ad alcuni anche grandi soddisfazioni, ma riserva anche amarezze, delusioni, dolori. Disillusioni.
Quante ce ne sono state, Nino carissimo, in questi due decenni dal Prc ad oggi.
Grandi ed esaltanti avanzate, successi, ma anche tante sconfitte e dolore personale.

Nino lo sa, ne abbiamo parlato tantissime volte a quattr’occhi, ma oggi lo voglio raccontare esplicitamente a tutti voi.
Nel 1993 Cuffaro sarebbe dovuto divenire segretario nazionale di Rifondazione comunista. Era stato designato, all’interno del gruppo dirigente, senza incontrare, dopo la fine della segreteria di Sergio Garavini, alcuna ostilità. Era la scelta naturale, la più giusta, quella che i compagni si aspettavano. Nono era già molto, molto amato nel Partito.
Quanti guai avremmo risparmiato alla sinistra ed ai comunisti in Italia!
Non andò così, lo sappiamo tutti.
Cossutta aveva pensato, infatti, di offrire la segreteria del Partito ad un brillante sindacalista, che tutti conosciamo, indubbiamente bravo, che si iscrisse così, direttamente, alla segreteria nazionale del Prc, contestualmente alla sua iscrizione al Prc medesimo.
In tanti non capirono, ma si adeguarono. Io ero tra quelli. Nino lo sa bene.
Ci furono resistenze, un congresso travagliato, ma Bertinotti nel gennaio del 1994 fu eletto segretario.
Iniziò, allora, pochi forse lo sanno, un periodo di autentico ostracismo verso Cuffaro. Alcuni stentavano persino a salutarlo, in direzione. Era “colpevole” di essersi opposto a Bertinotti: reato per alcuni evidentemente gravissimo!
Questa volta, non mi adeguai. Trovavo la cosa orribile anche nella Mosca degli anni ’30, ma folle, oltre che orrenda, nell’Italia di fine secolo. Una vergogna, per dirla chiara.
Allora, platealmente, ostentatamente, ogni qual volta incontravo Nino, lo abbracciavo con tutto il mio affetto, ma anche con la grandissima stima che egli meritava, molto più di tanti altri.
Nino non lo ha mai scordato e ne abbiamo, appunto, parlato tante volte.
Poi, la storia successiva è ben nota: la rottura con Bertinotti, la nascita del Pdci, io e Nino insieme al governo (mai nella vita  lo avrei pensato…!): è storia di ieri e di oggi.
Nel frattempo, Nino è divenuto il rispettato ed amato (in questo caso, non sono frasi di circostanza, perché Nino è davvero amato e rispettato da tutti) Presidente del nostro Partito.
Svolge il ruolo con infinita discrezione. Con sacrificio. Anche in questo caso, svelo un piccolo segreto: molte volte, egli mi ha chiesto di essere sollevato da un incarico gravoso per via dei suoi problemi di salute. A dimostrazione del senso di attaccamento al Partito e del totale disinteresse personale.
Io ho viceversa insistito perché rimanesse ad affiancarmi nella direzione della nostra comunità. Ci aiuta, ci serve, è necessario. So bene che si tratta di un sacrificio tutt’altro che lieve, e di questo lo voglio pubblicamente ringraziare.
Autorevolezza, semplicità, profonda cultura, mai ostentata, un’enorme esperienza, maturata, prima ancora che negli incarichi prestigiosi ricoperti a livello nazionale nel Pci, si tratta di un’esperienza raggiunta nella federazione di Trieste del Pci e nel regionale del Friuli Venezia Giulia.
Terre difficili per molteplici profili, in frangenti storici particolarmente delicati, con dirigenti di peso – ad iniziare dal già ricordato Vidali e tanti altri – di non certo semplice carattere.
Nino si è formato così: come una volta si usava tra comunisti.
Sin dalla sua famiglia siciliana, comunista anch’essa, per giungere ai Comunisti italiani e alla fraternità con tutti noi, ad iniziare da me.

Non essere lì con voi per abbracciarlo di persona mi pesa molto, ma Nino sa bene che non è dipeso da me. Fatelo tutti voi, anche per conto mio.
Gli voglio bene – ormai avrete capito che non ho proprio imparato quella lezione antica di separare politica ed affetti personali – come un figlio e gli sono grato per tutto l’aiuto che mi e ci offre.
Grazie di tutto, Nino e grazie anche a Franca e alle figlie, la sua meravigliosa famiglia, che hanno saputo meritare un marito e un padre come lui.

Ti abbraccio e ti invio gli auguri più sinceri ed affettuosi. Per l’abbraccio di persona, Nino carissimo, a presto!

Oliviero

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LiberaRete Friuli Venezia Giulia Profilo del gruppo dell'Associazione LiberaRete operante nel Friuli Venezia Giulia

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