L’impunità li rende liberi
Le SS responsabili dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema non saranno processate.
Di Cesare Galantini – CeSPIn Punto Critico
La procura di Stoccarda, dopo anni di indagini ha deciso che le responsabilità individuali di 17 tra ufficiali e soldati delle SS accusati di aver partecipato alla strage di Sant’Anna di Stazzema, non possono essere provate e di conseguenza si va all’archiviazione del caso.
Per la procura tedesca, si ritiene impossibile dimostrare che l’eccidio (circa 560 vittime di cui almeno 107 bambini) sia stato programmato in maniera premeditata come un’azione di sterminio ai danni della popolazione civile italiana…
I militi SS imputati (17 di cui 8 viventi, tra questi alcuni rei confessi) che parteciparono al massacro del 12 agosto 1944 hanno già una condanna passate in giudicato all’ergastolo in Italia e appartenevano alla divisione corazzata granatieri “Reichsfuehrer SS, reparto tedesco tristemente famoso per le proprie infami “imprese” durante la 2 G.M. nel nostro paese.
Al di là dello sdegno che una notizia del genere suscita, serve ragionare sulle motivazioni politiche (soprattutto di politica internazionale), sui precedenti storici e giudiziari che sono dietro alla decisione della procura di Stoccarda.
Partiamo dal fatto storico. Proprio conoscendo l’aspetto storico della vicenda in questione si può inquadrare in maniera corretta anche la vicenda giudiziaria.
L’Eccidio di Sant’Anna di Stazzema non può essere classificato come “atto di guerra”, bensì come “atto di terrorismo”, premeditato, curato nei dettagli (le modalità delle uccisioni e l’intento di occultare i cadaveri con gli incendi appiccati dalle stesse SS), effettuato con tempistiche adeguate (almeno 3 ore) e diretto a terrorizzare le popolazioni civili (nella zona non esisteva una significativa presenza militare della Resistenza). Del resto l’eccidio avvenne dopo altri fatti analoghi, avvenuti poche settimane prima (con il concorso della X Mas, elemento troppo spesso dimenticato).
Del resto tutte queste considerazioni, da me ora solo sintetizzate e semplificate, si possono trovare nelle conclusioni della procura militare di La Spezia dopo l’indagine italiana.
Il tema delle stragi ai danni di civili in Italia durante la 2 Guerra Mondiale, (ad opera di reparti tedeschi con l’aiuto dei repubblichini), della vera e propria “guerra ai civili”, ha riscontrato notevole interesse nel nostro paese.
Le stragi nazifasciste hanno trovato agibilità sui mass media (basta ricordare l’eco dato al ritrovamento dell’ “armadio della vergogna” su quotidiani e periodici nazionali), sono uscite pubblicazioni a tema, in sostanza (grazie all’opera di storici, di giornalisti e anche della nostra magistratura militare) si è recuperata una consapevolezza.
Ma la conoscenza di questa pagina di storia (e la pretesa della corretta attuazione delle sentenze e del diritto internazionale) deve portare alla consapevolezza dei motivi che ancora oggi possono supportare la decisione della procura tedesca.
Oltre la giusta celebrazione delle vittime, serve sollecitare una corretta conoscenza storica (non come fatto con “miracolo a San’Anna” di Spike Lee) e una consapevolezza del motivo per cui si tenta fare giustizia oltre 70 anni dopo gli eventi. Serve sgombrare il campo sulle presunte responsabilità partigiane sulle stragi (vedi il dibattito attorno all’azione di via Rasella). Inoltre bisogna chiarire ulteriormente la legittimità delle azioni di guerra della Resistenza (sancite anche dal diritto), l’illegittimità della RSI in quanto governo fantoccio e la non classificabilità come attività bellica delle atrocità nazifasciste.
E’ del tutto evidente che ancora oggi nel nostro paese e in Europa esistono ambienti disponibili a considerare legittime azioni come quella del 12 agosto 1944 ad opera degli sgherri SS.
Non mi riferisco ad ambienti della destra estrema (sarebbe scontato) o di un generico revisionismo, ma a chi ritiene giustificabile una sorta di non responsabilità personale di fronte ad ordini di quel tipo, oppure legittima la militanza nelle formazioni armate d’occupazione nazifasciste.
Ma oltre a cavillare su come fosse strutturata la catena di comando (e delle responsabilità) nazista durante l’occupazione in Italia, serve recuperare la consapevolezza del ruolo fondamentale dei fascisti italiani della RSI nelle stragi.
Inoltre all’indomani del secondo conflitto mondiale, l’opera di insabbiamento (La così detta “archiviazione provvisoria” con “l’armadio della vergogna”) iniziata dopo le prime indagini condotte dagli alleati e dai carabinieri italiani, fu deleteria per l’accertamento delle responsabilità giudiziarie.
Ma proprio in merito all’insabbiamento di quelle indagini, dettato da motivi di politica internazionale atlantista, dalla collocazione dell’Italia nel campo delle alleanze e dalla volontà di non fare i conti con i nostri criminali di guerra, serve fare piena luce sulle responsabilità politiche.
Un esempio, uno dei motivi che favorì l’atteggiamento delle autorità italiane del dopoguerra, fu quello di non “infangare” l’onore del ricostituito esercito tedesco occidentale da contrapporre al suo omologo dell’Est.
In sostanza, mai come per le stragi tedesche ai danni di civili italiani, la politica internazionale ha pesato sul corretto corso della giustizia…quindi in primis le responsabilità vanno ricercate in casa nostra, nelle decisioni dei governi che per decenni si sono succeduti, quindi come stupirsi adesso della decisione della procura di Stoccarda?
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