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EUROSTOP AL VIA
Anche in Italia prova ad organizzarsi la sinistra NO Euro, NO UE, NO Nato
Con la relazione di Giorgio Cremaschi si è aperta l’assemblea di Eurostop. Si tratta delle forze e delle personalità della sinistra che in Italia vogliono lanciare le parole d’ordine NO Euro, NO UE, NO Nato. Libera.Tv ha seguito l’assemblea e ne sta pubblicando i video atti. Di seguito riportiamo anche il comunicato finale ed il testo scritto della relazione di Cremaschi.
UN BUON INIZIO
Report sull’assemblea nazionale della Piattaforma Sociale Eurostop tenutasi a Roma
Sabato 21 novembre a Roma si è svolta la prima assemblea nazionale della Piattaforma Sociale Eurostop. Una sala piena (almeno trecento persone provenienti da diverse città) hanno discusso fino al pomeriggio su quali contenuti e come organizzare un movimento che rompa completamente con i meccanismi, la politica, i finanziamenti della guerra e del riarmo e con le misure liberticide che l’accompagnano.
IL TESTO DELLA RELAZIONE DI CREMASCHI
Mi è stato dato l’incarico della relazione dal gruppo promotore e l’hanno fatto a loro e vostro rischio e pericolo perché metterò anche considerazioni proprio mie, comunque cercherò di illustrare il documento comune preparatorio dell’assemblea ribaltando il suo ordine pre 13 novembre e mettendo come è giusto davanti a tutto la questione della guerra al terrorismo.
Nell’estate del 1914 l’AustriaUngheria decise di rispondere al terrorismo con la guerra e si suicidò trascinando tutta l’Europa nell’immane massacro della prima guerra mondiale.
Anche allora come oggi la maggioranza del popolo italiano era restia ad entrare in guerra, ma una campagna del grande stampa, della grande borghesia e dei futuri fascisti e alla fine il colpo di stato del re trascinarono il paese nel conflitto. Oggi le forze interventiste in Italia sono più o meno le stesse di allora, ma la funzione golpista la possono avere le istituzioni di Bruxelles che sono il sovrano di oggi.
Noi esprimiamo tutto il nostro dolore per le vittime e tutta la nostra avversione all’Isis e a tutto ciò che rappresenta, ma la reazione del governo socialista francese, evidentemente in competizione con la concorrenza lepenista, è di quanto più grave si possa immaginare per le democrazie europee. La Unione Europea ha fatto ricorso per la prima volta nella sua storia all’articolo 42 .7 del Trattato di Lisbona. I suoi componenti sono chiamati alla guerra assieme alla Francia .
Allora dobbiamo dire con assoluta chiarezza che noi questa guerra la rifiutiamo, non la facciamo, l’avversiamo. Qualcuno aveva detto che eravamo filo russi. Stupidaggini, il nostro no militante alla guerra è convinto e deciso anche ora che la Russia di Putin bombarda assieme alla Francia di Hollande e agli USA di Obama. Anzi diciamo che per noi il no alla guerra è il primo discrimine politico, non accettiamo ambiguità o interventismo democratico e umanitario. Con la guerra la destra legafascista si è subito arruolata sui bombardieri europei, bene, ha chiarito ad un po’ di confusi che essa non è contro l’Unione Europea, la vuole solo più feroce e razzista. Oggi Salvini è molto più vicino a Hollande e alla signora Merkel dobbiamo dirlo a quelli che hanno pensato che fosse possibile un fronte trasversale destra sinistra contro l’Europa di Maastricht e dell’Euro. Il sistema di potere europeo va a destra e la destra diventa europeista, solo dal lato della lotta per l’eguaglianza sociale, per la democrazia, contro la guerra può venire la messa in discussione dell’Europa liberista e guerrafondaia e delle sue istituzioni. Cioè solo dal nostro lato, non da altri.
La guerra dell’Occidente al terrorismo dura da 25 anni e ora viene proposta in una più grave e vasta dimensione, che non può che produrre nuove drammatiche escalation con il terrorismo islamico.
Occorre invece una rottura profonda con le politiche di guerra, riarmo, intervento militare. Proprio la crisi dovuta all’Isis dimostra il pericolo e il danno che vengono dalla NATO e dalle sue politiche di potenza e ingerenza, basti pensare all’Ucraina. Per affrontare la minaccia del fascismo Isis ci vuole un ribaltamento delle relazioni e delle politiche internazionali dell’Occidente e soprattutto la fine di ogni intervento colonialista e imperialista. La vittoria contro l’Isis comincia con la libertà e l’indipendenza del popolo palestinese e di quello curdo.
La reazione di Hollande è eguale a quella di Bush jr, che dopo l’11 settembre portò alla seconda catastrofica ondata di guerra permanente. Il Patriot Act di Hollande mette in discussione nel paese simbolo della democrazia europea la costituzione e le garanzie civili. Lo stato di emergenza rivendicato dal presidente francese ricorda quello della Repubblica di Weimar, che aprì la strada istituzionale ad Hitler. Ovunque la guerra pare il momento atteso per un altro giro di vite alle nostre sempre minori libertà. La reazione del governo francese si innesta su un quadro democratico già reso traballante dalle politiche di austerità della Unione Europea. Già con quelle politiche e con il vincolo dei trattati e dell’euro, le costituzioni sono state messe sotto controllo e colpite nei loro principi. In Italia la Costituzione è sotto scacco per la controriforma di Renzi e per il pareggio di bilancio obbligatorio deciso dal precedente parlamento.
I diritti sociali, civili e democratici sono in discussione da noi come ovunque e ora l’aggressione autoritaria contro la democrazia può farsi forte ed accelerare nel nome della guerra alla minaccia terrorista. È significativo che il presidente francese, che è sempre stato al fianco del governo tedesco nell’imporre il rispetto dei dettami e dei vincoli della Troika, ora chieda e ottenga di allentare il rigore di bilancio per finanziare le spese di guerra. La decisione della UE di permettere di sforare dai vincoli dell’austerità europea per spese di guerra mentre si irrigidiscono per quelle di pace è una infamia che smaschera tutta la malafede del sistema europeo delle sue istituzioni e dei suoi governi. Mentre la UE finanzia la guerra la Grecia decide 48 misure di massacro sociale tra cui il pignoramento delle case dei poveri che non possono pagare i debiti. Una vergogna che dimostra che tutti i governanti europei sono in malafede quando promettono un futuro migliore, perché in realtà sanno solo riproporre all’infinito guerra e austerità. Uso la parola del Papa non rivolta solo ai terroristi ma a tutti coloro che fanno la guerra e si arricchiscono con le armi: maledetti.
Per queste ragioni la scelta di fondo del nostro incontro, costruire in Italia, in collegamento con forze progressiste europee, una piattaforma ed un movimento di lotta al tempo stesso contro Euro, UE e Nato, questa nostra scelta diventa di ancora maggiore e drammatica attualità. Combattere il regime di guerra e austerità è il solo modo di sconfiggere il terrorismo islamico senza perdere ma facendo avanzare la democrazia.
Oramai è chiaro a chiunque non sia in malafede che l’Unione Europea è una struttura autoritaria fondata su due pilastri, il liberismo monetarista della Germania e il militarismo della Francia. Il resto non conta nulla e la breve stagione di eresia della Grecia si è conclusa con la resa di quel governo alla Troika e con l’accettazione di un memorandum che sottomette il paese ad essa.
Non c’è nessun segnale oggi in Europa che faccia pensare ad una revisione o anche solo ad un allentamento della stretta delle politiche di austerità. Anzi i piccoli rimbalzi produttivi dopo anni di recessione vengono utilizzati dal potere economico e politico nella UE per sostenere la necessità di affrettare le riforme. Così la disoccupazione di massa si consolida e accanto ad essa dilagano la precarietà ed il super sfruttamento del lavoro, le privatizzazioni e il dominio del mercato sui diritti e sulle vite.
Le riforme altro non sono che l’adeguamento dei sistemi sociali e costituzionali dei singoli paesi della UE alle esigenze di profitto delle grande imprese multinazionali e della finanza. Tutti i Trattati UE formalizzano la costituzione autoritaria del liberismo selvaggio, da imporre in ogni paese.
La corruzione sempre più diffusa in tutto il continente a tutti i livelli del potere, viene usata dalle stesse classi dirigenti che la praticano per esaltare la necessità delle riforme liberiste e autoritarie. I mass media sono tutti diventati megafoni chiassosi della messa sotto accusa dei diritti sociali e del lavoro, che vengono accusati di essere la causa della crescita del debito pubblico.
In Italia la controriforma costituzionale, attuata con l’obbligo del pareggio di bilancio e con il pacchetto di riforme del governo Renzi, realizza il dettato dei trattati UE e le indicazioni politiche della Troika.
Oggi il sistema di potere che sta portando la condizione europea indietro di un secolo, cancellando i risultati politici, sociali e morali della sconfitta del fascismo, questo sistema di potere in mano alla finanza e al capitalismo multinazionale si chiama Unione Europea. E il suo primo strumento di potere e ricatto verso i popoli, in particolare quelli più colpiti dalla crisi, è l’Euro.
L’Unione Europea di oggi non ha nulla a che vedere con gli ideali democratici degli europeisti antifascisti. Essa è una costruzione autoritaria dominata dalla grande finanza e dalle multinazionali, alle quali vuole lasciare assoluta libertà d’azione con il TTIP che si vuole firmare con gli USA. La UE oggi non incarna nessun ideale o politica di pace, anzi sempre più si identifica con il militarismo aggressivo e distruttivo della NATO, in Ucraina, come in Libia, come nel Medio Oriente.
I grandi sindacati, le forze socialdemocratiche, i movimenti sociali e politici nelle loro maggioranze oggi rifiutano di prendere atto di questa realtà, cioè che la UE e i suoi governi sono l’avversario. Per la sinistra scompare o diventa altra cosa. Non si può essere per l’eguaglianza sociale, contro il capitalismo ed essere per l’Unione Europea. Ce lo ha ricordato Luciano Gallino.
Così in Europa si è costruito un sistema di potere che ha messo assieme il capitalismo multinazionale e le grandi borghesie dei paesi europei, le sinistre convertite al liberismo ed i gruppi dirigenti dei sindacati complici, tecnocrazie, cultura e informazione di regime. Le destre neofasciste e xenofobe non sono un’alternativa a questo sistema di potere, ma ne sono solo una versione più aggressiva e feroce, quando non vengono semplicemente utilizzate per rafforzarlo.
Il sistema di potere europeo non è riformabile, può solo evolvere ulteriormente in senso autoritario e socialmente iniquo. Le politiche di austerità non sono separabili dalla moneta unica che le impone e sostiene. Non è vero che questa Europa sia un mercato senza politica, al contrario essa è un mostruoso sistema politico che impone passo dopo passo il privilegio assoluto del mercato e ora anche della guerra, rispetto ai diritti delle persone. Questo sosteneva anche l’appello alle sinistre italiane di Oskar Lafontaine, totalmente inascoltato.
Crediamo che tutte la classi sociali subalterne d’Europa abbiano interesse a liberarsi della gabbia liberista dell’Unione Europea. Per questo ci sentiamo uniti e vogliamo allearci in un fronte comune con tutte le forze democratiche e progressiste che in Europa stanno maturando una critica radicale a Euro e UE. Non intendiamo però aspettare una magica ora X, nella quale tutti i popoli si liberino assieme. Vogliamo cominciare qui e ora, anche perché oggi l’Italia è il paese più alla retroguardia nel confronto con i vincoli e con l’austerità europea.
I decenni berlusconiani e poi l’affermarsi del sistema di potere PD hanno allontanato l’italia dai grandi conflitti europei e così da noi c’è stato il più pesante e meno contrastato arretramento nelle condizioni sociali e di democrazia.
Proponiamo quindi la costruzione di una piattaforma sociale No Guerra No Euro No Ue No Nato che abbia lo scopo di proporre una via alternativa alle politiche di austerità, autoritarismo, guerre e che dia forza nel respingere il ricatto economico, politico, psicologico esercitato dal potere finanziario attraverso la UE e l’Euro. Una piattaforma che serva come obiettivo politico generale, ma che sia anche strumento e riferimento delle lotte quotidiane. Una piattaforma che serva ai movimenti, ai sindacati, alle organizzazioni politiche, nelle lotte del lavoro, in quelle sociali e per l’ambiente. Una piattaforma non tanto comune, ma in comune tra forze che lottano e mantengono la loro identità in pratiche di campi diversi.
La piattaforma sociale si articola e distribuisce in quattro capitoli principali, di cui qui diciamo solo i titoli:
1) Rifiuto di ogni politica e di ogni azione di guerra. E basta con il commercio e la produzione di armi. Ritiro di tutte le missioni militari all’estero non solo come misura italiana ma come scelta da imporre a tutto l’Occidente. Basta con la guerra. È necessario un nuovo quadro politico ed economico in Europa che operi per l’unità tra tutte le sponde del Mediterraneo, unica alternativa alle guerre e alle migrazioni di massa. In ogni caso siamo per l’accoglienza e contro il razzismo. Priorità al sostegno alla liberazione del popolo palestinese dal dominio coloniale di Israele. Fine del sostegno al governo golpista ucraino e delle sanzioni e delle guerre economiche, per nuovi equilibri tra Occidente, Brics, paesi in via di sviluppo. Per affermare ovunque i diritti dei popoli contro ogni sfruttamento imperialista e neo coloniale.
2) Rottura della e con la UE e l’Euro, partendo dalla disdetta dei Trattati, condizione per politiche di eguaglianza sociale e di diverso sviluppo. Riconquista della sovranità democratica popolare e pubblica sulle scelte economiche partire dalla moneta. Nazionalizzazione delle grandi banche a partire dalla Banca Centrale, che deve essere dipendente diretta del potere del governo democratico. Questo per poter finanziare direttamente la spesa pubblica senza ricorrere al mercato finanziario. Revisione del debito pubblico accumulato. Pubblicizzazione dei grandi impianti strategici, delle reti, e dei beni comuni. Controllo dei capitali e lotta all’evasione fiscale a partire dalle grandi ricchezze. Rottura dei patti di stabilità e restituzione ai comuni e agli enti locali dei loro poteri democratici.
3) Priorità assoluta all’abbattimento della disoccupazione di massa e alla lotta alla povertà. Programmi di investimenti pubblici in alternativa alle grandi opere. Immediata cancellazione del programma Tav a partire dalla Vallesusa. Riduzione generalizzata dell’orario di lavoro sostenuta da finanziamento pubblico. Reddito ai disoccupati. Ripubblicizzazione del lavoro nei servizi pubblici col superamento della catena degli appalti. Casa scuola lavoro per tutti, regolarizzazione dei migranti, cancellazione delle leggi che precarizzano il lavoro a partire dal Jobsact.
4) Riconquista di un piena democrazia partecipata, affermando e sviluppando i principi della Costituzione Repubblicana del 1948, oggi cancellati dalle controriforme, da quella dell’articolo 81 a quelle del governo attuale. Oggi la Costituzione Repubblicana è stata soppressa in favore di un sistema autoritario e liberista, per questo parteciperemo alla campagna per votare No al prossimo referendum sulle riforme. Priorità alla lotta al sistema della corruzione politica ed economica e alle mafie. Riconquista della democrazia e delle libertà sindacali oggi messe in discussione da accordi come quelli in Fiat o quello del 10 gennaio 2013. Difesa del diritto di sciopero e di quello a lottare e a manifestare per i diritti e per l’ambiente. Libertà per gli arrestati per Expo e Bologna.
Proposte
Organizziamo una campagna Piattaforma sociale no guerra eurostop con almeno una assemblea in ogni regione.
Gruppi di lavoro sui quattro punti
Ribadiamo il referendum sui trattati e euro e qualificheremo così il nostro no alla controriforma costituzionale Renzi
E poi bisogna scendere in piazza perché anche se difficile è il solo modo per farci sentire
A gennaio nei 25 Anni di primi bombardamenti in Iraq manifestazione contro la guerra a Roma
A primavera manifestazione contro la gabbia europea e per la giustizia sociale in collegamento con gli altri movimenti europei
Compagne e compagni, sappiamo di andare controcorrente non solo rispetto al sistema politico dominante, ma anche rispetto alla paura e all’opportunismo all’istituzionalismo, ma anche al settarismo che paiono dominare nei compagni delle forze a sinistra del PD. Il fatto poi che la nostra giusta scelta sia presa sotto i lampi di guerra europei, non la rende certo più facile. Vediamo il principio della sacra unione per la guerra dominare nel quadro politico e sociale, facendosi forte del giusto dolore per la strage di Parigi e della ragionevole paura che essa incute.
Conosciamo i limiti delle nostre forze di partenza, conosciamo la passività e la rassegnazione diffuse, ma dobbiamo agire come le piccole minoranze socialiste che nel 1914 rifiutarono di votare e sostenere i crediti di guerra, contro il tradimento dei grandi partiti di sinistra, dobbiamo agire con la convinzione e anche con l’entusiasmo di chi sta costruendo una impresa sociale e politica che è necessaria a tutte le classi subordinate, alla democrazia e alla stessa pace.
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